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Madrid Cup

È l’11 Luglio 2010, il giorno della finale dei mondiali, quando partiamo da Bologna con destinazione Madrid, consapevoli che, se la Spagna vincesse, il nostro viaggio di andata non potrà altro che essere un inferno. Causa problemi all’aeroporto di Madrid, la partenza slitta di un’ora e mezza. Il nostro arrivo coincide esattamente con il triplice fischio del buon arbitro inglese Howard Webb. Una folla impressionante si riversa per strada e rende problematico l’incontro con Daniele Curcio e Marco Damato. Ci diamo appuntamento a una stazione della linea 10 della metro, a metà strada dall’hotel San Sebastian de Los Reyes HN, dove alloggeremo per il resto del torneo. Giungiamo in hotel alle 2.00 di notte e l’indomani, essendo giorno di riposo, andiamo alla perlustrazione di Madrid, dove ancora si respirano i festeggiamenti, durati tutta la notte. La sera nella hall dell’hotel ci vengono date le designazioni (poi stravolte dagli arbitri olandesi, troppo bravi per potersi permettere di arbitrare partite di calcio a 7 e dalla perdita del nostro collega Tommaso Celardo, sofferente per delle bolle formatesi su entrambi i piedi). La cucina è ottima e anche il resto dell’hotel non è da meno.
Il 13 luglio cominciano i tornei e mi vengono affidate ben cinque partite (la durata di una partita è di 2 tempi da 25 minuti, intervallati da 5 minuti di pausa) regolamentari (ci sono infatti partite da disputare a 11 giocatori per le squadre formate da giocatori di minimo 12 anni e partite a 7 per quelli più giovani), tra cui una ovviamente gradita di Under 16 femminile.
Ovviamente ci sono partite ben giocate e molto sentite, ma anche partite di bassa qualità, causa il grande divario tra le varie formazioni partecipanti.
Tommaso, dolorante per le bolle, non riesce a mantenere fede alle aspettative, limitandosi ad arbitrare solo qualche partita di Football 7, in tutta la durata del torneo (il suo “ritiro”, che risale alla fine del 2° giorno, suscita non poche polemiche tra gli organizzatori del torneo, in quanto viene “accusato” di godersi una vacanza a spese dell’organizzazione).
Il caldo, non afoso come quello presente nella nostra zona, ma pur sempre di notevole entità, non ci facilita le cose e si aggiungono anche dei dolori fisici e muscolari, dovuti al fatto che le partite si giocavano per la maggior parte sul sintetico. Gli organizzatori, sempre disponibilissimi nell’aiutarci, ci vengono incontro fornendoci bibite, eventuali medicazioni e portandoci da un campo all’altro con le proprie macchine.
Le partite continuano con una media di 4-5 il giorno per ognuno di noi tre arbitri italiani (gli arbitri olandesi, infatti, si prendevano solo le partite che ritenevano più interessanti, in particolare, quelle degli Under 16 – 18, facendo molto arrabbiare Marco e Daniele).
Da annotare una “simpaticissima” vicenda che ha avuto luogo in una mia partita Under 12 maschile tra Sanse e Sesena: quest’ultima è in vantaggio per 4-1 quando, non le viene concesso un rigore dal sottoscritto. L’allenatore scatena la sua ira urlandomi contro le prime offese in spagnolo: “CAVRON, CAVRON, ITALIANO DE MIERDA”. Ovviamente interrompo il gioco per allontanarlo e l’organizzazione si impegna a chiamare la polizia per denunciarlo (cosa inimmaginabile in Italia). All’allenatore stesso viene inflitta una multa di €400.
Il 16 luglio arriva forse troppo in fretta e dopo aver arbitrato i quarti di finale Under 16, Daniele mi concede di arbitrare anche la semifinale, nello stadio, di terza divisione spagnola, del Matapinoneras: un impianto veramente mozzafiato (lo vedrete anche dalle foto”. Si scontrano una squadra spagnola (Bonita) e una squadra siciliana (Phoenix). Conosciamo già i simpaticissimi giocatori siciliani perché alloggiano nel nostro stesso hotel e quindi si tratta di un motivo in più per far bene. Tutto fila liscio, l’italiani vincono 3-1 e la sera siamo invitati al cocktail per arbitri, organizzatori e allenatori (era presente anche l’allenatore che era stato multato, ma non ci sono state scintille, fortunatamente). I saluti sono la parte più triste di questa bella esperienza, anche se spero non siano addii, soltanto arrivederci, arrivederci all’anno prossimo.
Verso l’una di notte ritorniamo in hotel e io e Tommaso prepariamo le valigie e visto che l’indomani dobbiamo stare in aeroporto alle 8.00. Dopo una dormita di 4 ore ci risvegliamo e lasciamo con un po’ di tristezza, anche per non aver potuto disputare le finali, questo divertentissimo torneo.
Concludo ringraziando Daniele e Marco per la loro disponibilità e serietà, ma anche per la loro comprensione verso un dispiaciutissimo Tommaso, che non ha potuto divertirsi come me. Sicuramente un’esperienza che farebbe bene a tutti e che sicuramente il prossimo anno ripeterò.

Davide Delgadillo
www.madridcup.com



STADIO-Matapiñonera

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