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Il Raduno del progetto Talent&Mentor a Coverciano

Si è svolto tra il 9 ed il 10 Marzo il raduno Nazionale del progetto UEFA Talent&Mentor, di cui anche il nostro Tommaso Celardo, quest’anno, è protagonista. Due giorni di intenso lavoro hanno caratterizzato l’incontro, il cui fine è riassunto in questo articolo:

Il progetto UEFA “Talent & Mentor” è una specie di “vivaio” che si propone di far crescere arbitri militanti esclusivamente in Prima Categoria o Promozione e in possesso di alcuni requisiti necessari, quali la giovane età (compresa tra 17 e 21 anni), la prestanza fisica, la preparazione atletica al fine di accompagnarli in questo processo di maturazione e valorizzazione dal punto di vista arbitrale, seguiti dai Mentor, che hanno il ruolo di “guida” degli arbitri nonché di “educatori”, in grado di trasmettere le loro conoscenze e capacità in campo arbitrale, riportare le loro esperienze che possono essere di esempio o di monito per i giovani talentuosi accompagnati in questa crescita totalizzante. Il Responsabile del Settore Tecnico ,Alfredo Trentalange ha quindi messo in evidenza il privilegio di far parte di questo progetto come un treno che passa una sola volta e che conduce alla strada giusta ovvero alla via del miglioramento e della maturazione. Una maturazione che é una crescita che non deve mai finire: ecco che gli arbitri che sono inseriti nel progetto UEFA non sono “arrivati”, ma sono “fortunati”, perché hanno una possibilità unica di crescere dai propri errori guidati dai Mentor e si cambia cultura soltanto attraverso il confronto. Durante il raduno si è anche considerata l’importanza di curare la comunicazione, il body language, la gestualità, l’espressività facciale, la postura, e le qualità mentali di adattamento che un arbitro deve sviluppare per comprendere fin dai primi minuti che tipo di partita sta arbitrando: attenzione, concentrazione e motivazione a questo proposito sono fondamentali. I MENTOR- parola che in inglese ha significato di guida, insegnante – accompagneranno e visioneranno gli arbitri selezionati, nelle gare che questi ultimi dirigeranno e che saranno frutto di analisi post-partita, e con cadenza regolare si effettueranno incontri per poter fornire maggiori istruzioni e insegnamenti attraverso lezioni sul campo e in aula. Corso di formazione e aggiornamento che in questi due giorni, il tema principale è stato “tecnica ed etica, organizzazione ed umanizzazione. “L’arbitro è strumento di giustizia attraverso la pace. L’arbitro è un esempio , un educatore e si deve preoccupare dell’incolumità dei giocatori. Ricordarsi bene di una cosa, “Solidarietà tecnica” , ossia che dopo un confronto tutti si deve uscire con la stessa idea, tuttavia si cresce per confronto più che per didattica. Sono le scelte che facciamo poi che ci fanno capire veramente noi chi siamo.


Noi arbitri siamo chiamati talent solo perché l’associazione ci ha dato l’autorità di questo nome ma in realtà di talenti nessuno esiste ancora per ora. Ovviamente abbiamo caratteristiche buone per il futuro ma non dobbiamo essere presuntuosi di essere dei talenti, quali non siamo. Tra i tanti giovani abbiamo avuto noi la fortuna di essere stati scelti per un motivo o altro e ciò deve essere per noi stimolo in più per dimostrarlo. Per diventare migliori bisogna conoscere sé stessi, diventare uomini e poi arbitri e collegare il nostro carattere con il nostro talento perché l’arbitraggio non è facile, è semplicemente un percorso e ci sono più momenti negativi, di sofferenza che momenti di gioia. Nella vita e nell’arbitraggio ci sono 4 cose importanti come ha detto Stefano Farina: l’obiettivo che noi ci diamo per la nostra meta, la strada per arrivarci, il non aver paura di fallire perché ci riuscirò e infine il coraggio, ma anche chi ha coraggio ha paura e quindi ci vuole la tenacia e la forza di non mollare mai. L’arbitro bravo è quello che conosce il suo limite, il segno oltre il quale termina la pazienza e l’ambizione di ognuno e allora ci vuole la forza di restare dentro , la pazienza di aspettare , noi dobbiamo essere bravi a superare un nostro disagio. Solo così possiamo sperare di arrivare più in alto possibili. Quando non si riesce a raggiungere la meta prefissata , si aumentano gli sforzi, si moltiplica l’impegno. Bisogna accettare il nostro limite e lavoraci su . Anche l’arbitro migliore può perdere, la sconfitta e le delusioni vanno utilizzate con metodo perché l’importante è trasformare ciò che è successo in modo negativo in una risorsa e approfittarne per imparare a reagire.

In basso, le altre foto: due, in particolare, ritraggono Tommaso con Vincenzo Fiorenza, Osservatore CAN, e con Francesco Bianchi, componente UEFA.

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