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Pontedera – Viareggio raccontata da Pio Malnoto

ULTIMA GIORNATA TORNEO “EMANUALE AULISA” 2013/2014

PONTEDERA – VIAREGGIO 2-0

PONTEDERA: PIFFANELLI, BUTI, DONZELLO, MELILLO, AHJAOUI (VITOLO), MONTI, CELARDO C., PUCCINI, LABRUNA (MOLINARI), SMOQI (NATALE), TURINI. ALL.: ZUANEL. A DISP.: IL NULLA.

VIAREGGIO: BOH.

MARCATORI: SMOQI, MELILLO (RIG.)

NOTE: MI APRO ALLA CHIUSURA.

 CRONACA

 “Serrare le fila!!!”.

Ancora una volta la stessa frase, lo stesso urlo, il tutto mentre il sudore sulla faccia stava diventando ingestibile.

“Serrare le fila!!!”.

Ancora, ancora e ancora gli stessi movimenti ripetuti all’infinito in quello stramaledetto campo polveroso, ormai straformato in una cortina di fumo dal continuo battere degli scarponi. Mai si sono sognati di bagnarlo poco prima dell’inizio delle marce, neanche a parlarne, ogni volta il tutto doveva essere portato all’estremo: caldo, fatica, ambiente ostile e un maresciallo dalla voce possente che entra in testa come nessuno.

“Serrare le fila!!!”.

Seppur di giorno in giorno il maresciallo ripetesse le stesse frasi, queste non apparivano mai come una litania; nelle orecchie di ciascuno risuonavano sempre come un incitamento, chissà qual’era il suo segreto; bastava un urlo ben assestato, magari al sottoposto giusto, e subito l’intero battaglione dava ancora di più e si muoveva ancora meglio.

“Serrare le fila!!!”.

C’è chi lo chiama carisma, chi appeal, chi rispetto o più semplicemente “capacità di farsi ubbidire ed ascoltare”, fatto sta che ogni volta nessuno sgarrava, anzi l’obiettivo primario di ciascuno era sempre quello di migliorarsi rispetto alla volta precedente, badando ad ogni possibile particolare.

“Serrare le fila e continuare! per voi la fatica non deve esistere, deve essere solo una sensazione passeggera!!!”.

Dicono che niente è in grado di abituarti alla battaglia e al combattimento corpo a corpo. Le sfide all’ultimo sangue tra interi eserciti sono un terreno sconosciuto, di volta in volta neppure il più esperto dei generali può sapere quale sarà lo stato d’animo dei propri uomini una volta gettati nella mischia.

Con le pallottole in volo da ogni parte, l’avversario di fronte pronto ad ucciderti e tutta una serie di strategie e tattiche pre-preparate che vanno a farsi benedire appena iniziato il confronto, è del tutto naturale che sia impossibile governare in toto un attacco di guerra, pretendendo al contempo che ogni soldato non si lasci mai sopraffare dalla situazione.

“Continuate, non mollate, si deve sempre andare oltre!!!”

Innumerevoli variabili possono influenzare il corso di degli eventi, ma due in particolare si stagliano sugli altri: la paura e la titubanza.

Paura e titubanza, i due peggiori alleati del successo, due elementi che sempre, in un modo o nell’altro, finiscono per influire sull’esito finale. Eliminarli è impossibile, chi ci ha provato si è sempre scontrato col loro ritorno imperante nelle fasi più calde di uno scontro, incamerando sconfitte su sconfitte.

L’unico modo per affrontare paura e titubanza è provare ad assuefarli, ben sapendo che la loro completa scomparsa è irrealizzabile.

“Non disunitevi, serrare le fila!!!”.

Tutti i soldati agli ordini del maresciallo conoscevano tale mantra. Uno ad uno erano stati catechizzati sul come la paura e la titubanza non li avrebbero mai abbandonati; il loro compito in quelli allenamenti massacranti, sia fisici che tattici, era tentare di abituarsi il più possibile a quello che avrebbe potuto accadere in una battaglia vera.

“Ancora, ancora!!!”

La pesantezza delle gambe, il dover marciare per ore e ore senza rifornimenti, la ripetizione dei soliti movimenti di guerra sino all’esaurimento, gli occhi mangiati dalla polvere, i muscoli strapieni di acido lattico, gli indumenti zuppi di sudore ormai diventati incudini sulle spalle, sulle gambe e ai piedi, la voce tonante del maresciallo che ti picchia nel cervello, così odiosa e così spronante allo stesso tempo… tutti elementi finalizzati ad abbattere il più possibile il timore e le indecisioni alla prova dei fatti.

“Non è che l’inizio, c’è ancora molto da fare. Serrare le fila!!!”.

Chiunque in quella piana accaldata e polverosa conosceva l’importanza dell’addestramento ripetuto di giorno dopo giorno come unica arma in grado di frenare il più possibile, alla prova dei fatti, la parte fallibile di ciascuno di loro.

“Non mollate! Proseguite, proseguite!!!”

Dal primo dei sottoufficiali, all’ultimo dei soldati semplici all’ordine del maresciallo, tutti erano stati istruiti sulla pericolosità e l’ingovernabilità dei teatri di guerra, solo l’addestramento portato all’estremo poteva permettergli un minimo di vantaggio contro gli avversari.

Inutile negarlo, all’intero del battaglione regnavano autentiche tigri, soldati amanti del sangue, del confronto e della vittoria nel suo senso paradigmatico: vita mea morte tua, tuttavia non vi era nessuna testa calda. Le prime donne erano ben accette, perché rappresentano un modello da seguire, ma anche loro dovevano sottostare allo sguardo d’insieme, anziché alla soluzione personale.

“Serrare le fila!!!”.

Rabbia, voglia di primeggiare, ma soprattutto ordine, questo inculcava il maresciallo ai propri uomini, non per niente gli sceglieva con cura e a prescindere dalle vittorie o dalle sconfitte, chi non lo soddisfaceva veniva cacciato seduta stante, a patto che non ci avesse già lasciato le penne.

“Controllo! Controllo! Non disunitevi!!!”.

Il giovane Robert Kneven era stato individuato dal maresciallo sulla base delle sue caratteristiche psico-fisiche. Pareva impossibile, ma il maresciallo riusciva a capire l’indole di un soldato al primo colpo e se gli piaceva, le porte del suo battaglione si aprivano all’istante.

Prima di essere selezionato definitivamente, il giovane Kneven, al pari dei suoi compagni vecchi e nuovi, aveva ricevuto molte indicazioni faccia a faccia dal maresciallo in quanto quest’ultimo agiva così: per lui era fondamentale conoscere i propri uomini per plasmarmi sin dal principio.

“Dritti, non ingobbitevi!!!”

Alle spalle Robert aveva già due campagne col maresciallo, entrambe vincenti, il suo volto ne portava i segni, sia nella perenne rabbia negli occhi, sia in una cicatrice profonda a tre segni all’altezza della mandibola destra.

Al pari dei suoi commilitoni, marciava, sudava, sgobbava, amava e odiava ogni singolo allenamento e ogni singolo urlo da parte del maresciallo.

“Serrare le fila!!!”

Arruolatosi per caso, nel corso del tempo aveva scoperto di non poter più fare a meno della sua attuale vita. Per lui le parole d’ordine erano: ubbidienza, fatica e desiderio di primeggiare, ma soprattutto prepararsi al meglio in vista della prossima battaglia, l’unico momento in cui si sentiva veramente vivo.

Non si può mai riconoscere l’importanza dell’esistenza finché non ti è passata a fianco tanta morte. Kneven di morte ne aveva vista a iosa, sin dall’infanzia, ciò nonostante il mettere a repentaglio sé stesso era diventato il modo migliore per onorare l’alba di ogni mattina. Era drogato di adrenalina, ma come amava ripetersi: lui succhiava il midollo della vita, gli altri a malapena lo assaggiavano.

“Sino in fondo, sino in fondo!!!”

Quell’addestramento non era diverso dagli altri, asfissiante come al solito, capace di rendere la faccia putrida tra polvere e sudore e il corpo indolenzito, tuttavia, Kneven e i suoi commilitoni stavano raschiando ogni grammo di energia perché di lì a breve l’imperatore in persona avrebbe passato in rivista l’intero battaglione.

Quando in lontananza, finalmente, cominciarono a sentire le fanfare, i cavalli al galoppo e il vociare della gente: “Evviva l’imperatore”, “Lunga vita al nostro sovrano” le urla del maresciallo divennero ancora più ficcanti e il movimento del battaglione riprese all’unisono in modo perfetto come se l’addestramento fosse appena iniziato.

 

“Serrare le fila, è adesso che conta!!!”.

 

Come poter non soddisfare l’amato regnate? Era inammissibile, seppur lerci e ormai stremati, Kneven e soci volevano dimostrarsi precisi e ancora perfettamente in grado di rispondere agli ordini del maresciallo.

L’imperatore e tutto il suo seguito non impiegarono molto a raggiungere la collina che sovrastava il campo di allenamento. Le fanfare continuavano a suonare e nelle orecchie di tutti risuonavano sempre più forti frasi del tipo: “Evviva l’imperatore”, “Dio benedica l’imperatore”, “Dio salvi l’imperatore”…

In sella al suo cavallo nero e con l’uniforme da alto ufficiale, il sole si specchiava addosso all’imperatore; l’attenzione ormai era tutta su di lui, sui suoi capelli castani, sul suo viso spigoloso e sui suoi imponenti occhi azzurri al contempo duri e meravigliosi.

Aveva catturato ogni soldato e non appena il suo braccio si alzò alto in cielo a far notare la sua presenza, come se ce fosse bisogno, gli scarponi de soldati cominciarono a marciare con ancora più possanza.

Di lì a poco il maresciallo raggiunge al galoppo l’imperatore posizionandosi al suo fianco. Il sovrano non lo degno neanche di uno sguardo, continuava a guardare con un attenzione fuori dal comune l’addestramento. Tutti i soldati pero, Kneven in testa, si aspettavano un gesto, qualcosa e infatti seguitavano a compiere ogni operazione nel miglior modo possibile.

Nulla accadeva, ogni tanto il maresciallo faceva partire uno dei suoi incitamenti e subito il battaglione gli rispondeva. Si erano placate anche le fanfare e le urla di giubilo, solo il nitrire dei cavalli dell’imperatore, del maresciallo e del seguito di sua altezza rompeva ogni tanto il rumore provocato dal movimento del battaglione.

L’imperatore non voleva saperne di distogliere lo sguardo da ciascun soldato, Kneven così come tutti gli altri si sentiva osservato, ad ogni ripetizione corrispondeva uno sguardo furtivo verso il monarca, ma nulla accadeva, nessun segno, nessuna indicazione e ad ogni istante che passava cresceva la paura in Kneven di non risultare all’altezza di sua maestà.

Alla fine, dopo interminabili minuti di fremito, l’imperatore, pur senza mutare la sua dura e perenne espressione, si voltò verso il maresciallo compiacendolo con due consecutivi gesti positivi con la testa. Il maresciallo riprese all’istante ad incitare i propri uomini, tale gesto dell’imperatore, seppur molto compassato, era stato ovviamente notato da chiunque sul campo di addestramento. Kneven venerava ancora più il suo sovrano, doveva vincere per lui, doveva uccidere per lui.

“Serrare le fila!!!”.

PAGELLE

 Piffanelli 8.60: problemi tecnici di varia natura avevano impedito ad una troupe di Sky di mostrare in diretta esclusiva e in HD il match Pontedera-Viareggio. Pare però che ben imbeccati da qualche spia di Mediaset, si siano rivolti ad Alessio chiedendogli un reportage completo sulla partita visto che come portiere ha dovuto fare poco o nulla e quindi, quale spettatore privilegiato, avrebbe potuto raccontare la sfida al meglio. Piffa ha ovviamente declinato l’offerta di Sky in quanto si è sentito punto sul vito: non è vero che è stato del tutto inoperoso per l’intera durata della gara, specialmente ad inizio secondo tempo Viareggio ha avuto due buone occasioni e lui ha in entrambe chiuso la saracinesca. Permaloso!

Buti 8.60: dovevamo aiutare i nostri amici. Erano rimasti in panne, la partita era a rischio. È stato difficile, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Amore Montenegro, sapore vero. Buti Alessio, calciatore vero!

Donzello 8.50: Cosa si chiede al perno della difesa in posizione centrale? Calciare, giocare, tirare il pallone in tribuna se necessario(anche se sarebbe meglio dire nei campi incolti), urlare ed intervenire sempre sull’avversario. Daniele cosa ha fatto? Ha calciato, giocato, tirato i palloni nei campi incolti, urlato ed è intervenuto sugli avversari avendo spesso la meglio. Fosse così anche quando arbitra. Ubbidiente!

Melillo 8.50: Mentre in molti si stavano chiedendo chi avrebbe dovuto battere il rigore del possibile 2-0, lui a 50 metri di distanza si era già accorto che quella poteva essere la sua grande occasione. Nell’indecisione generale non ha fatto altro che avvicinarsi con fare furtivo all’area di rigore avversaria (fossimo stati in un film la sua camminata sarebbe stata accompagnata dalla colonna sonora della Patera Rosa), dicendo al momento giusto: “Batto io”. Nello sbigottimento generale nessuna poteva opporsi, anzi in molti, con fare fantozziando, gli hanno risposto: “Batti lei”. Risultato: Melillo sul dischetto, tiro, gol. Opportunista!

Ahjaoui 8.50: uno dei personaggi più difficile da mandare ad arbitrare, nonché uno dei calciatori più difficili da mandare in campo per via dei suoi continui e stravaganti dinieghi, nella serata di Pontedera-Viareggio Amine ha voluto essere del match regalando un primo tempo pregevole. Tiratela meno!

Puccini 8.40: guardandolo giocare i suoi problemi in campo sembrano derivare dal suo sentire troppo la partita. È indubbio che nelle ultime uscite Lorenzo-Dario Puccini (bisogna sempre scrivergli il nome per intero altrimenti smette di leggerci) ha faticato oltremodo nell’entrare veramente in campo. Contro Viareggio si è svegliato dal torpore solo nel secondo tempo e rispetto al primo si è visto senza dubbio un miglioramento. Relax!

Celardo C. 8.40: chissà qual è il suo ruolo preferito? Se più spostato verso le punte, oppure a centrocampo a fare il metronomo, dovrà essere lui un giorno a comunicarlo. Una cosa è certa: il suo habitat naturale in un campo di calcio è la fascia centrale, su quelle laterali questo scriba è convinto che non renderebbe al meglio. Tuttavia, a prescindere o meno dal ruolo, la sua è stata una partita di buon livello, ma siccome stiamo parlando di un talento bisogna chiedergli sempre di più, altrimenti somatizza.

Labruna 8.50: nel manga One Piece come tutti sappiamo, uno dei quattro pirati imperatori del Nuovo Mondo si chiama Shank il Rosso. Ecco, noi abbiamo Leo il Rosso, per carità non è la stessa cosa, Leo non padroneggia l’haki come Shank (per non parlare di tutto il resto), però corre come un ossesso ed è sempre uno dei più pericolosi. Frutto del diavolo!

Smoqi 8.60: dopo i primi minuti di partita, molti commenti recitavano pressappoco così: “Viareggio ha due centrali difensivi molto alti, e persino i terzini non sono da meno, sarà davvero molto dura sorprenderli con eventuali traversoni”. Indovinate un po’ come è arrivato il primo gol: cross dalla sinistra e colpo di testa vincente sul secondo palo da parte del non golia Smoqi. Mastodontico!

Turini 8.30: nella serata del suo presunto ed ennesimo addio al calcio giocato sezionale (non gli crede più neanche sua madre), non riesce a buttarla dentro neppure con le mani, nonostante abbia ricevuto una miriade di ottimi palloni. Spesso ha vanificato le occasioni capitategli scivolando in continuazione sul terreno di gioco, manco fosse Carolina Kostner alle prese con un triplo axel. Squilibrato!

Natale 8.50: nel suo ruolo di segretario sezionale, Niccolò è uno che non si vede. Contro Viareggio ha attuato la medesima strategia. Solo che in questo caso il suo nascondersi non va inteso con un’accezione negativa, bensì positiva. Nocciolone non si è notato perché non ha commesso errori, ha rispettato i ruoli affidategli dal mister e regalato una prestazione eccellente. Furbo!

Molinari 8.50: lui, che è sempre stato visto come un ottimo testimonial per i trattori new holland. Lui, che quando commette un fallo da giallo pensa di aver fatto al massimo una carezza all’avversario. Lui, che se giocasse avrebbe una media di cartellini rossi ben superiore a quella di Daniele Conti del Cagliari. Lui, che contro Viareggio ci ha sorpreso perché schierato sulla fascia ha corso a perdi fiato, con accelerazioni esaltanti e traversoni incredibili. Lui, che come detto ci ha stupito tutti. Metamorfico!

Vitolo 8.40: ha avuto l’occasione di giocare punta centrale e per poco, tutta colpa dell’egoista Turini che non ha voluto passargliela sulla linea di porta, non è riuscito a segnare. Fantastico il momento in cui si è lamentato coi compagni perché non c’era nessuno in avanti, salvo poi ricordarsi che la punta avanzata era lui. Offuscato!

Zuanel 8.50: inizialmente pensava di ottenerla abbastanza facilmente, in seguito è diventata sempre più una chimera, alla fine è riuscito ad ottenerla: la vittoria, il miglior regalo possibile. E adesso, con la panchina salda, può concentrarsi appieno sul finale di stagione coi vari tornei in tutta la Toscana. Galvanizzato!

De Biasi 7.90: Poteva giocare e invece era assente. Poteva essere partecipe della vittoria e invece era a casa. Avrebbe goduto per una sconfitta in sua assenza e invece sono arrivati i tre punti. Merita il 7.90 per tutto questo e anche perché chi spende una marea di fantamilioni per Maxi Lopez, beh che dire…

Cronaca di Pio Malnoto (Acronimo di un famoso AE sezionale)

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