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La visita del CRA

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Piero Lupi, in compagnia del presidente Valter Baroncini, premiato da Matteo Trefoloni

Nella serata di Martedì 13 Gennaio la Sezione Aia Pontedera ha ricevuto la gradita visita dei vertici arbitrali regionali, i quali, davanti ad una sala gremita perlopiù di giovani arbitri, hanno cercato di trasmettere a tutti i presenti ciò che significa essere un arbitro e come ci si deve approcciare a questa attività. La riunione si è aperta con l’inaspettata consegna da parte del presidente Matteo Trefoloni di un importante riconoscimento a Piero Lupi, storico associato della sezione nonchè Presidente della stessa per numerosi anni, attestante i suoi 50 anni di appartenenza all’associazione Italiana Arbitri.
In seguito, il Vicepresidente regionale Vittorio Bini ha iniziato trattando tematiche tanto generali quanto fondamentali e basilari per un arbitro: gli aspetti che precedono la gara e che la seguono, come per esempio quello della refertazione. .L’arbitro, infatti, è chiamato a redigere il rapporto di gara, che è il film della partita sul quale il Giudice Sportivo si baserà per erogare sanzioni e squalifiche. 10330Conseguentemente, quando si compila il referto di gara, bisogna calibrare al millimetro le parole: un aggettivo in più, una virgola in meno possono alterare le decisioni e quindi anche la credibilità dell’arbitro. Bini continua parlando di responsabilità e concentrazione: «Quando l’arbitro sale le scale per entrare sul terreno di gioco, la prima cosa che deve sentire è la grande responsabilità: l’esito della partita, il comportamento dei calciatori e il divertimento del pubblico dipendono dalle sue decisioni; oltre alla grande responsabilità, deve sentire un piccolo timore controllato da quello che può essere l’andamento della gara, che lo porta ad avere una concentrazione sicuramente più alta: se un arbitro non è concentrato vuol dire che non sente né il senso di responsabilità di quello che va a fare, né il timore che la partita possa non andare bene e quindi sicuramente può trovare maggiore difficoltà. La concentrazione è una cosa importantissima ed è fondamentale avere un pensiero positivo, ossia pensare di essere all’altezza di superare quello che si va a fare».
footer3_10330Ognuno di noi, infatti è sempre impegnato in un dialogo interno con sé stesso, ci incoraggiamo a far meglio o ci buttiamo giù quando le cose non vanno troppo bene, ma se le nostre idee sono orientate a trovare delle soluzioni sicuramente saremo più facilitati a fornire buone prestazioni, mentre se sono orientate a crearci delle difficoltà sarà più facile sbagliare: è importante dunque avere un pensiero positivo ed essere ottimisti, pensare di essere in grado di superare le difficoltà che incontreremo. «Non si raggiungono risultati – spiega Bini – se alla base abbiamo la paura di non farcela. Occorre avere la forza di farcela e avere questo pensiero: gli ottimisti sono quelli che pensano che avverrà sempre qualcosa di positivo, i negativi danno la colpa sempre al destino o peggio ancora danno la colpa agli altri quando non riescono a fare qualcosa».
Infine il tassello finale, è quello dell’impegno e della voglia di lavorare, senza fare voli pindarici, dando il meglio in ogni singolo evento, che sia allenamento, partita, presenza in Sezione o una partita che si va a vedere; inoltre bisogna avere il coraggio di affrontare gli ostacoli che si frappongono tra noi e la meta, ma il coraggio non è una cosa naturale o una cosa con la quale si nasce, è un’attitudine che si può sfruttare, è una capacità di agire di fronte a situazioni che comportano un rischio. Il prologo, indubbiamente corposo e di sostanza, si conclude con l’invito a provare a raggiungere la propria meta, perché è molto peggio non provarci: «Il successo non deve rappresentare la meta, ma deve rappresentare tutto il percorso per raggiungere la meta che ci siamo prefissati».
footer5_10330Poi la parola passa al Presidente Matteo Trefoloni, che ha mostrato delle slides e ha fornito delle “pillole” di motivazione, facendo intervenire anche ragazzi nella platea: dalla frase mostrata al suo primo raduno internazionale a Madrid “non c’è una seconda possibilità per fare la prima impressione” a “chi è l’arbitro?”, la cui risposta è: il giudice della gara, il rappresentante della Federazione Italiana Giuoco Calcio e il modello di comportamento. «Dall’arbitro bisogna aspettarci – dice Trefoloni – un istruttore, un manager, un leader, ossia un riferimento per gli altri, tenuto conto che la leadership è un punto di partenza dato da potere di decisione, responsabilità e aspettative, non un risultato fine a se stesso».
La serata si è chiusa con un omaggio della Sezione ai graditissimi ospiti, che senz’altro hanno saputo trasferire grandi segnali ai giovani ragazzi in forza all’organico sezionale.

Davide Delgadillo

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