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La visita del CRA

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Il Presidente Paolo Monti (al centro) con Matteo Trefoloni (a sinistra) e Vittorio Bini (a destra).

“Non permettete a nessuno, nemmeno e soprattutto a voi stessi, di ostacolare i vostri sogni”.
Con queste parole il Presidente Regionale Matteo Simone Trefoloni ha voluto concludere il suo intervento durante il tradizionale e molto gradito incontro annuale dei fischietti Pontederesi con il Comitato Regionale Arbitri.
Alla presenza di una nutrita platea, composta perlopiù da giovani, Trefoloni e il Vice Presidente Vittorio Bini hanno cercato di trasmettere alcuni aspetti fondamentali su cui una prestazione arbitrale si deve fondare, sottolineando ciò che la Commissione si aspetta di vedere tutte le domeniche da ogni arbitro regionale.
Il primo a prendere la parola è stato Vittorio Bini, il quale si è soffermato sulle qualità che occorre avere affinché “si senta la mancanza di un arbitro e non se ne rimpianga la presenza”. Prima su tutti un’adeguata conoscenza del regolamento, del quale essere garante. A questa va aggiunta una mente sgombra da ogni problema extra-campo, il controllo delle proprie emozioni, la gestione dell’errore, l’umiltà, l’autorevolezza e non l’autorità o il protagonismo, ma anche la fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità, il rispetto verso tutte le componenti e la capacità di autocritica.
Vittorio conclude dicendo che ogni arbitro si deve sentire orgoglioso e felice di svolgere questa attività e che dopo ogni gara si dovrebbe rivolgere un applauso conscio del fatto che ha diretto al meglio delle proprie possibilità.
In seguito la parola è passata a Matteo Trefoloni che, dopo aver fatto un rapido riepilogo circa la situazione extra-campo, come l’aspetto dell’invio dei referti di gara, l’accettazione della gara o i test atletici – sottolineando come nel periodo della propria gestione sia riuscito ad ottenere notevoli miglioramenti – ha voluto impostare l’incontro esclusivamente sull’aspetto tecnico.
Matteo è riuscito a far rivolgere l’attenzione dei presenti su tre aspetti fondamentali su cui basare la propria prestazione arbitrale, ovvero spostamento, forza/linguaggio del corpo e controllo/lettura gara. Tramite la visione di alcuni filmati ha ribadito il fatto di come lo spostamento sia sintomo della voglia e della “fame” che un arbitro ha di raggiungere il proprio obiettivo: un bravo fischietto deve avere la forza e la voglia di percorrere metri in più in ogni situazione, quei metri che nella grande maggioranza dei casi si riveleranno superflui, ma che in alcuni casi invece faranno la differenza tra prendere una decisione giusta o sbagliata, proprio per effetto della migliore posizione. Un arbitro vicino al luogo della scorrettezza inoltre sarà più credibile e saprà dare maggior forza alla propria decisione: molte volte una gara viene “vinta” non dalle decisioni adottate, ma dal modo in cui le decisioni stesse vengono prese.
Infine è importante che ogni arbitro sia conscio del tipo di gara che sta arbitrando e magari di quel particolare momento della stessa: solo così potrà esserne in pieno controllo e intervenire nel momento più opportuno. Mai staccare la spina anche nei momenti apparentemente “morti” della gara, perché è proprio in questi dove spesso si verificano problemi. E’ molto importante saper prevenire gli eventi e “difendere” la gara tramite la nostra personalità.
La serata si è chiusa con la visione di un filmato con cui Matteo ha ricordato che ogni arbitro è arrivato nella propria sezione tramite un’esperienza di vita l’una diversa dall’altra, e che da quel momento la sezione è diventata la “chioccia” che guida e accompagna nel percorso arbitrale. Sta ad ogni arbitro però capire quanto è disposto ad investire in questa attività e lottare, in primis con se stesso, al fine di migliorarsi e di raggiungere il proprio obiettivo.

Giacomo Casalini

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